Gli scritti che formano questo libro illustrano alcuni aspetti che caratterizzano la situazione romana e italiana dell'architettura della seconda metà del Cinquecento - la cosiddetta "età della Maniera"; cioè del periodo ricco di affascinanti fermenti innovativi che segue la stagione straordinariamente creativa iniziata da Bramante e sviluppata dai suoi immediati continuatori: una stagione, quest'ultima, che, dopo il Sacco del 1527, può in certa misura considerarsi conclusa con la morte di Antonio da Sangallo il Giovane (1546) e l'inizio del Concilio di Trento e dell'attività romana di Michelangelo. Con funzione introduttiva al tema generale oggetto dei saggi, apre la raccolta uno scritto inedito - che dà il titolo al libro - con lo scopo di mettere a fuoco le premesse, i caratteri d'insieme, lo sviluppo delle tematiche e delle posizioni architettoniche del periodo considerato. I quattro saggi centrali sviluppano criticamente il tema attraverso l'esame di alcuni casi specifici riguardanti interventi archiettonici ed urbani verificatisi in questo tempo nell'alto Lazio - ora anche culturalmente dominato dall'aristocrazia romana e specialmente dai Farnese - nell'ambito dello Stato papale. Evidenziano dunque problematiche generali - non locali o provinciali - in quanto risultato dell'opera di committenti ed architetti attivi a Roma e non di rado in rapporto con altre situazioni italiane ed europee. L'ultimo saggio delinea una breve sintesi, in qualche modo conclusiva, delle problematiche specialmente relative alla fase finale del periodo considerato che costituisce, come si sa, la premessa delle innovazioni del successivo primo Barocco.