Ritengo necessario in queste righe, innanzitutto evidenziare un concetto che forse in passato era più "profondo", mentre oggi risulta più "piatto": l'agire umano per questa o quella "scelta" deve o dovrebbe essere vincolato per prima cosa al bene comune; ma purtroppo questa umana gestione dello spazio mentale o fisico, suggestionato oggi da sollecitazioni costanti e continue dei "media", hanno disorientato e disatteso tale basilare e vecchio impegno. Ciò per sottolineare anche, che certamente risulterà impegnativo ricomporre l'unità culturale della città e considerare, ai fini della progettazione, l'universo dell'insediamento esistente come un'unica forma (anche se irrisolta) che contiene al suo interno un'antica bellezza arricchita da situazioni nuove anche se spesso banali, brutte o ignobili; ma pregne sovente di un potenziale di energie insospettate ed ampie, ancora da scoprire e sicuramente non riconducibili ad una o poche espressioni (certamente non solo del passato o del presente). E in questa condizione complessa, si avverte la tensione creativa per ogni occasione di intervento progettuale e realizzativo, considerando impegnativo il dover mutare un luogo irrisolto in uno spazio significativo; o il dover aggiungere quel tanto per mantenere l'esistente o dover modificare per dare un senso spaziale nuovo, ad un organismo consumato e senza memoria del passato. Indubbiamente quindi l'insieme di situazioni spaziali da correggere e da trasformare sarà consistente e ci obbligherà a trovarvi in tutte (alla luce delle nuove tecnologie), la giusta misura e il senso significativo di una partecipazione urbana per l'uomo d'oggi. Una cosa però è certa, dobbiamo sicuramente modificare la mentalità e la pochezza culturale rappresentata dalla progettazione urbana odierna, per non essere poi obbligati, in un fallimento qualitativo dell'esistenza quotidiana, a improprie giustificazioni circa gli esiti delle realizzazioni future. Non c'è dubbio che gli ultimi decenni hanno visto l'impegno culturale dei vari movimenti (dal Post-moderno a quelli successivi singoli o collettivi, nelle posizioni progettuali anche linguisticamente lontane) a dare risposte diverse nel superamento antitetico critico e operativo del M.M.; ma non va taciuto a mio parere, che nell'insieme si siano generalmente privilegiati solo gli aspetti formali della città, della sua storia e del "senso quotidiano" della partecipazione urbana. Da qui la necessità di ridare significato esistenziale al valore dello spazio architettonico e dell'Interno Urbano, partendo dagli interventi vitali e morali che sono dentro di noi (la tavola degli intenti progettuali), che abbiamo ereditato e che sono anche frutto delle innovative esigenze sollecitate dalle nuove capacità tecnologiche multimediali, dai nuovi significati sociali (rispetto anche ad altre civiltà che "ospitiamo") non dediti tanto all'alienante consumismo, quanto a un'intensità di vita che ci faccia sentire tutti ugualmente diversi. Certo la simbiosi tra lo spazio antico e moderno può portare alla incertezza o inquietudine, che sicuramente è preferibile alla indifferenza che ancora governa e che dovremo rimuovere anche con la spinta immaginaria; per es. degli artisti che "usano" la città per esprimere i percorsi segreti dell'atto creativo, raccontandola con tutti i mezzi della visione, dalla pittura alla letteratura (dal dire col segno, al dire con la parola), dal fumetto al cinema, dal teatro (per dirla con l'immagine percepita) all'ultima realtà virtuale. Vorrei che tanti artisti, letterati e poeti del passato che hanno parlato della città italiana di ogni dimensione (per es. Milano con Porta Ticinese e i Navigli, Venezia con i suoi ponti e i suoi "campi", Bologna con le sue botteghe, i suoi aromi e i suoi portici, Firenze con il suo Lungarno e le bellezze monumentali, Roma con il suo valore di città eterna, Napoli con il suo magico golfo), fossero risuscitati all'oggi, e ci invitassero a trasformare queste città disastrate e dalle periferie abnormi e brutte, in luoghi di miglior vita. E va sottolineato che in generale tali scempi sono avvenuti non tanto per violenza fisica, ma intellettuale e morale; violenza ideologica che portato al disordine sociale e mentale, alla distruzione dei "valori" e allo spregio delle regole esistenziali ereditate e della cultura.