L'architettura italiana dell'Ottocento per lungo tempo ha sofferto di una diffusa sottovalutazione critica, che ne ha limitato l'interesse e spesso ha impedito un esame sereno e approfondito delle sue espressioni da parte degli stessi studiosi di storia dell'arte. L'ipoteca negativa della critica e la disaffezione della storiografia - rilevabile dall'insufficienza di opere dedicate alle esperienze architettoniche del XIX secolo in Italia - si riflettono nello scarso apprezzamento del pubblico che guarda ancora distrattamente alla varietà di esempi notevoli che architetti e urbanisti del tempo hanno disseminato nel nostro paese, aprendo più di una volta la via alle sperimentazioni dell'architettura contemporanea. Indagando fin dalle prime pagine sulle cause di tale situazione critica e storiografica, con limpidezza di metodo Renato De Fusco compone la sintesi - anche iconograficamente persuasiva - della vicenda architettonica e urbanistica dell'Ottocento italiano. Vicenda che rispecchiò nella molteplicità dei linguaggi la storia di un periodo segnato da radicali trasformazioni politiche, economiche e sociali; e che interpretò l'urgenza della cultura artistica di esplorare i confini delle proprie esperienze, mentre presentiva l'approssimarsi di un mondo dove la novità e l'utopia sociale, tecnologica e psicologica apparivano come le grandi forze rimodellatrici. Ne risulta un itinerario che collega i dati unitari di questa stagione artistica senza trascurare l'incontro con le sue specifiche varianti regionali o addirittura locali: particolarismo che rappresenta uno dei tratti distintivi della società italiana ottocentesca, che solo dopo la metà del secolo raggiunge l'unità politica, partecipa tardivamente della rivoluzione industriale e si affaccia al secolo inquieto della razionalità e della velocità ancora tenacemente vincolata alle tradizioni d'origine delle sue regioni-stato.