La lunga vita di Renoir, votata interamente alla pittura, appare esemplarmente limpida e serena, fatta di equilibrio, di semplicità, di lavoro, di affetti profondi; e così, mirabilmente coerente e armoniosa attraverso le successive adesioni ai vari movimenti pittorici, alle mutevoli correnti del gusto, si rivela la sua visione, che pur s'afferma nelle diverse stagioni della sua vita per differenti segni e simboli visivi. Se nei primi anni di attività il centro d'interesse dell'artista è la forma, ed è forte la sollecitazione di un realismo vigoroso, che fa pensare a Courbet (Diana cacciatrice, 1867), nel decennio seguente (c. 1874-1883) forma e struttura spaziale divengono totalmente subordinate alla luce, una luce il cui gioco iridato rende infinitamente mobile il colore, fa ricca la sostanza pittorica, coglie con inimitabile immediatezza gli aspetti fuggevoli del reale. Appartengono a questi anni i capolavori impressionisti di Renoir, quali Il palco, Le Pont-Neuf, Al Moulin de la Galette, Colazione di canottieri. Dopo un importante viaggio in Italia, segue il cosiddetto periodo aigre, o neoclassicistico, caratterizzato da una certa durezza della pennellata, dei volumi e del disegno, da contorni netti, colori piatti e uniformi, una luce fredda senza ombre e carni levigate (Le grandi bagnanti, 1884-87). Infine, dopo il 1890, ritorna un più vario e denso impasto cromatico, uno sviluppo ampio e pieno della forma; i volumi divengono scultorei, quasi monumentali, un calore nuovo si sprigiona dalla ricchezza dei toni, lo spazio divide la stessa sostanza della carne: è il tempo degli ultimi nudi e dei ritratti incantevoli a Gabrielle. Attraverso il continuo, progressivo arricchimento dei propri valori espressivi, Renoir ci racconta la vita del suo tempo, i balli, gli spettacoli, le gite campestri, gli amici: ma sempre e soprattutto la bellezza e la grazia, delle donne e dei fiori, dei bambini, dei paesaggi e dei frutti, delle sue innumerevoli, felici, radiose, terrestri, "nude fanciulle fiorenti". È questa costante felicità, questa inalterabile freschezza d'ispirazione e d'espressione che Walter Pach, uno tra i critici più autorevoli di Renoir, ha voluto cogliere e segnalare nell'analisi viva e penetrante delle singole opere.