Quando si pensa alla scultura del Seicento a Roma, vengono in mente le celebri opere di Gian Lorenzo Bernini, come la Fontana dei Fiumi o l’Estasi di Santa Teresa. Il concetto stesso di barocco romano s’identifica con il suo nome. Ma l’egemonia di Bernini si diffuse solo nella seconda metà del Seicento. Altri grandi scultori contribuirono a rendere estremamente sfaccettato e complesso il panorama straordinario della statuaria a Roma. Questo libro espone, in modo lineare e secondo una serrata successione cronologica, quei fatti artistici, di cui oggi si ha una conoscenza ancora parziale. Il percorso prende le mosse dalla produzione scultorea dei primi decenni del secolo, rappresentata da diverse personalità e da un accentuato cosmopolitismo. Più tardi il panorama tende a polarizzarsi attorno a Bernini, ad Alessandro Algardi, a François Duquesnoy. Ad un nuovo modo di confrontarsi con l’antico si accompagna una vigorosa tendenza al colorismo di matrice veneziana e una ricerca di effetti e toni di sorprendente originalità. Seguendo le più aggiornate riflessioni della storiografia sull’argomento, si è tentato di far luce sui rapporti di bottega tra i grandi maestri e i ‘giovani’, allievi o collaboratori saltuari, per far emergere il temperamento sperimentale di alcuni di essi, come Melchiorre Caffà o Antonio Raggi, o la capacità di altri di bilanciare e fondere le tendenze più diverse, come avvenne per Ercole Ferrata. L'autore: Alessandro Angelini insegna Storia dell’arte moderna presso l’Università di Siena.